lunedì 21 luglio 2014
mercoledì 28 maggio 2014
domenica 18 maggio 2014
domenica 4 maggio 2014
Partnership al progetto
Poiché il tema del mio
progetto è “Nervi e l’architettura parametrica” sono stata spinta a comprendere
qualche cosa di più su questo tipo di architettura; il mio contatto è stato,
quindi, l’architetto Arturo Tedeschi
(www.arturotedeschi.com). Collaboratore con diversi studi di architettura, è
anche profondo conoscitore della modellazione parametrica, su cui ha scritto un
libro e tiene corsi.
Nel confronto avuto con
lui ho potuto chiarire alcune mie dubbi riguardanti questo metodo di
progettazione, perché di questo si tratta: progettare delle regole che generano
la forma e che variando originano modifiche in tutta la struttura. Parlando più
nello specifico della mia idea, ha trovato un po’ azzardato la mia visione di Nervi
come precursore di questo tipo di architettura poiché egli lavora con forme
ottimizzate e di cui conosce già bene le risposte, in termini di forze. In
merito alla parte architettonica mi ha infine consigliato di lavorare non tanto
riferendomi al ponte sul Basento di Musmeci come era mi intenzione, ma di
prendere a riferimento qualcosa che si ferisse alle caratteristiche ambientali
del lotto.
domenica 6 aprile 2014
Il bang "famoso"....il flusso
Le pieghe sinuose della
copertura in zinco del Riverside Museum di Glasgow s’inarcano ritmicamente
seguendo la sua doppia curvatura che, come l’estrusione di un tunnel, termina
sui due estremi con un taglio netto: un’estremità si apre sul paesaggio urbano,
l’altra si affaccia sul fiume Clyde e ricorda al visitatore la grande
tradizione cantieristica della città. Nel 2004 Zaha Hadid ha vinto il concorso
internazionale per il Museo Nazionale del Trasporto con un edificio a forma di
zeta che richiama la struttura di un capannone, segnato da una copertura a
falde che pare il risultato di distorsioni ed estrusioni.
Il museo è situato lungo il
fiume, a pochi minuti da una superstrada, dalla linea ferroviaria e da un
parco. L’ingresso principale che dà sul lato strada è parte di una facciata
larga 80 metri, in vetro nero. Di notte la grande vetrata diventa trasparente e
lascia riverberare la luce all’esterno mentre il telaio forma una sottile
filigrana. Di giorno invece il rivestimento della copertura in zinco grigio,
nitido, materico, dialoga con la luce naturale, tagliente e mutevole, di
Glasgow.
In un angolo all’interno del
museo, si trova un caffè a triplice altezza con uno spazio all’aperto, le cui
grandi vetrate panoramiche danno su un’area giochi con colline artificiali:
parte dell’intervento paesaggistico, e sulle rive del Clyde con l’Auditorium e
l’Hydro Arena di Foster. Infine, la pianta a zeta dell’edificio termina con una
curva finale oltre la quale si ritorna all’ingresso settentrionale. Al piano terra viene sfruttato al
massimo il movimento ritmico della forma dell’edificio e del soffitto,
disponendo efficacemente strutture e servizi lungo le ‘pieghe’ della pianta:
una lunga sequenza in cui troviamo, lungo la parete nord, negozi, ufficio
informazioni, toilette e spazio didattico, mentre lungo il lato sud si trovano il
caffè, altre toilette, una serie di ricostruzioni di negozi d’epoca e uffici.
Lo spazio centrale, libero da pilastri, è dedicato a mostre temporanee. Il
primo piano offre un ulteriore spazio espositivo con vista sulle esposizioni
del piano terra e, attraverso le ampie vetrate, sul panorama post-industriale
lungo le rive del Clyde.
Lungo il percorso, e vicino agli
ingressi, si può ammirare il panorama esterno che dal lato della città offre
una percezione vivida e diretta del traffico ferroviario e stradale. L’andamento
della copertura è la guida migliore per orientare il visitatore lungo il
percorso e il progetto nel suo insieme, con lo spazio pubblico integrato,
rappresenta un equilibrio funzionale fra un’espressione spaziale ermetica e
aperta, e dà vita al museo.
Espressioni digitali
Espressioni
digitali
E' l'11 Settembre 2001: il
mondo é cambiato. Cambia perché i paesi del Sud del mondo si fanno sempre più
sentire grazie agli strumenti che il Nord gli ha dato ( la rete, l'elettronica,
la globalizzazione).
Strumenti, crisi, sfide. Strumento
é la parola chiave: qualcosa che può farci superare le nostre capacità, non un
prolungamento dei sensi. In ogni epoca sono stati realizzati strumenti nati
allo scopo di interrogarsi in maniera "alternativa" rispetto al mondo:
Caravaggio e la camera oscura, Galileo e il cannocchiale, etc. Nella nostra
epoca, il personal computer è lo
strumento se considerato in situazioni di crisi può essere il mezzo
risolutivo. Crisi: un'altra parola importante che conta sulla modernità per
essere superata e poter diventare un valore.
Parlando dell'architettura la
crisi che si può affrontare è una sfida necessaria della modernità e lo
strumento per affrontarla è l'informatica: strumento caratterizzante la nostra
epoca.
Paesaggi informatici. Il
primo tema è la reazione del "paesaggio urbano" cioè la ricerca ad
assorbire in elementi architettonici ambienti naturali. Gli architetti
interessati in questo campo, creano nuovi paesaggi attraverso interconnessioni
dinamiche, mutazioni o geometrie parametriche che sono tipiche del mondo
elettronico. Il paesaggio informatico che ne emerge può essere indagato solo attraverso
simulazioni al computer: le forme sono manipolabili tramiti algoritmi. Esempi
importanti sono:
l'International Port Terminal a Yokoama che rappresenta,
con la sua copertura, un vero e proprio parco-urbano artificiale che deve le
sue forme ad un controllo interamente digitale;
il Centro BMW a Lipsia che si
muove tra i due corpi della fabbrica preesistenti e che non creano una
limitazione, anzi inserendo i grandi binari delle catene di montaggio creano un
nuovo paesaggio aperto al pubblico e a tutti i dipendenti.
La digitalizzazione. All in
bit. Come non considerare in architettura lo strumento per noi più
comune: i bit. Ne siamo ormai perennemente circondati tramite gli schermi che
ci bombardano. Possono, allora, diventare un mezzo e un tema molto ampio di
ricerca architettonica.
L'esempio più noto a livello
mediatico, ma non per questo l'unico e neanche il primo, è lo Stadio Olimpico
di Pechino, con la sua pelle ricoperta
di schermi e la struttura reticolare. Lo schermo può anche non essere
elettronico e comunque catalizzatore di attenzione come lo è la sinuosa
copertura del Mercato rionale di Santa Caterina a Barcellona dove la
tassellatura vuole riproporre i bit. La digitalizzazione dell'edificio può,
però, anche non essere realizzata esclusivamente allo scopo di rivestimento, ma
anche per altri aspetti come nel SK Building a Seoul dove esiste una galleria
d'arte elettronica o dove i lampioni sono "intelligenti".
In sintesi l'era informatica
ci permette di far interagire sempre di più l'architettura con l'ambiente e con
l'uomo: che sia per creare nuove forme e paesaggi, o per trasmettere
informazioni questo strumento apre un mondo tutto nuovo di relazioni e di campi
da indagare.
domenica 23 marzo 2014
domenica 16 marzo 2014
martedì 4 marzo 2014
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